UN APPROCCIO STRATEGICO AL PROBLEM SOLVING

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Articolo scritto da Elisabetta Bracci - 11.12.2019

Foto di Buckminster Fuller in bianco e nero, con una sua citazione.
Le parole chiave di questo articolo sono: #problemsolving #strategia #soluzionedefinitiva.
Spesso non si trovano #soluzioni perché ragioniamo in maniera lineare, rischiando che nella nostra mente sia il problema a calzare la soluzione, e non viceversa. Usiamo una logica “vero/falso”, basata sui principi di congruenza e coerenza.
Per quanto sia evoluto il nostro modo di ragionare, se il fenomeno non funziona secondo una logica lineare, la soluzione così trovata non potrà eliminare il problema, ma anzi rischierà di ingigantirlo.

Il problem solving strategico è un approccio molto efficace per la risoluzione definitiva dei problemi. L’ho appreso dai testi di Giorgio Nardone e l’ho applicato in svariate soluzioni lavorative e personali, ottenendo ottimi risultati.

Il problem solving strategico si basa su di un metodo che permette di avere una linea guida precisa e rigorosa, in cui non si può passare alla fase successiva se non si è conclusa la precedente. Permette di trasformare le paure in confidenza e coraggio introducendo piccoli cambiamenti, che poi diventano strutturali, e permettendo di bilanciare ragionamento ed emozione.

Questo è quindi un modello “che modella” perché, se applicato in ogni ambito della vita, rende la mente maggiormente flessibile.

Il metodo

Vediamo di seguito i passi fondamentali del metodo:

Il primo passo è una chiara definizione dell’obiettivo da raggiungere. Sembra ovvio, ma l’ovvio va dimostrato a noi stessi in primis. Cosa vogliamo raggiungere? Cosa deve cambiare per arrivare dove vogliamo? Bisogna investire tempo e ragionamento su questo punto!

Il secondo passo è l’analisi delle problematiche che ostacolano il raggiungimento dell’obiettivo. Quali sono le caratteristiche che incrementano la resistenza al cambiamento? Riusciamo a focalizzarle chiaramente? Riusciamo a scriverle su un foglio? vedendole nero su bianco, la nostra mente le identificherà come negative e si predisporrà per superarle.

Il terzo passo indica un concetto apparentemente paradossale: quello di tentata soluzione che non fa altro che alimentare il problema. Le persone tendono ad applicare le stesse strategie sviluppate in passato, riproponendo ciò che ha portato risultati fino a quel momento. Possono essere sia strategie consapevoli, che inconsapevoli, che vanno analizzate e dipanate nel loro meccanismo di alimentazione del problema. Una tipica tentata soluzione è il voler evitare in ogni modo la situazione che crea una paura, il che conferma a noi stessi che ogni volta che ci troveremo davanti a quel tipo di situazione saremo pervasi da un senso di paura.

Il quarto passo è la soluzione alternativa, che va introdotta nel comportamento delle persone. Il metodo individua tre tecniche finalizzate ad aggirare la resistenza, sbloccare le risorse e attivare la creatività:
  • Tecnica “dello scalatore”: rendere il processo di cambiamento qualcosa di apparentemente graduale, partendo da piccoli passi, come fanno le guide alpine, che costruiscono il percorso per arrivare alla cima ragionando al ritroso dal punto di arrivo al punto di partenza. Dopo i primi passi verso la soluzione, il cambiamento subisce una accelerazione e crea un effetto valanga, facendoci arrivare prima alle soluzioni.
  • Tecnica del “come peggiorare”: usando una logica del paradosso, si ragiona su cosa si potrebbe fare per peggiorare la situazione e fallire nei propri progetti. Poi si mettono per iscritto tutti i metodi per peggiorare. Quando li andiamo a rileggere, la nostra mente crea una reazione avversiva verso quello che c’è scritto sul foglio. Questo porta alla creazione di idee nuove e creative per risolvere la situazione. Questa tecnica fu usata da Archimede, Leonardo da Vinci ed Edison.
  • Tecnica dello “scenario al di là del problema”: immaginiamo di chiederci quale sarebbe la situazione una volta raggiunto l’obiettivo. Da cosa sarebbe caratterizzata? Cosa farebbero di differente le persone attorno a me? Semplificando il macro-problema in sotto-parti e proiettandole nel presente, come se tutto fosse già risolto, iniziamo fin da oggi ad agire come se fossimo già al di là del problema.
Ogni concetto riportato in questo articolo è una rivisitazione personale dell’Autrice rispetto alla lettura dei testi di G.Nardone ed in nessun modo vuole sostituirsi allo studio del testo originale, né riprodurne i contenuti.




Elisabetta Bracci

Foto di Elisabetta Bracci, Founder di JUMP Facility.
Lettrice seriale appassionata di filosofia del digitale e nuove tecnologie. Mi piace rendere smart i servizi e gli edifici, creando contaminazioni tra mondo fisico e digitale. Lavoro su idee innovative in giro per l'Italia e le condivido a convegni ed eventi, perché progettare e raccontare un futuro human-centered con gli attori della trasformazione digitale è il primo passo per crearlo.
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