il digitale come fattore abilitante: si può fare!
BlogArticolo scritto da Fatima Carbonara - 20.04.2020

Il punto di vista di Fatima Carbonara
Intermediare un passaggio fondamentale per il futuro
Dall'otto marzo sono chiusa in casa, come la maggior parte di noi, pur avendo la fortuna di continuare a lavorare avendo adattato una stanza di casa ed una buona connessione qualche anno fa per "necessità" che si è dimostrata una saggia scelta, col senno di poi.
Qualche tempo prima mi era arrivato fresco di stampa questo bel libro, scritto in maniera molto semplice ed accattivante, ma pieno di ottimi spunti che trovo fondamentali soprattutto in questo periodo: "Sostenibilità Digitale" scritto da Stefano Epifani
Qualche tempo prima mi era arrivato fresco di stampa questo bel libro, scritto in maniera molto semplice ed accattivante, ma pieno di ottimi spunti che trovo fondamentali soprattutto in questo periodo: "Sostenibilità Digitale" scritto da Stefano Epifani
Sostenibilità
In primis: non può esistere una trasformazione digitale senza l'ottica della sostenibilità e sostenibilità la si intende in modo ampio: ecologica, economica, di sistema e delle persone.
Occupandomi di supportare le PMI nel passaggio al digitale ed a fidarsi dei dati, devo dire che questa immagine mi ha fatto davvero sorridere: non tanto perché non sia vera (anzi!) ma proprio per il fatto che in Italia tutto ciò di cui si è parlato negli ultimi cinque anni almeno ha subito un'accelerazione fortissima grazie a questo stato di "lockdown": ognuno chiuso e protetto a casa propria, ma che fortunatamente può continuare ad interagire col mondo esterno.
Ed abbiamo scoperto che le scuole primarie non erano pronte (ma guarda!), che tante zone al di fuori delle città hanno una pessima copertura di rete, quando addirittura inesistente, che riuscire a fare coesistere il lavoro da remoto (allo smartworking arriveremo, ma ci vorrà ancora un po' di tempo) con le lezioni dei figlioli, spesso organizzate dai figlioli stessi su piattaforme di gaming perché gli insegnanti non sapevano neppure che esistessero piattaforme atte alla funzione di "insegnare a distanza” (e-learning, anche questo merita discorso a parte).
Che fare la spesa on line per una single incallita mai a casa come me era un'abitudine consolidata e che i sistemi di prenotazione e di consegna delle grandi catene di distribuzione hanno dovuto reggere ad un urto notevole in circa 10 giorni ( un articolo della Redazione food del Sole 24 Ore in data 11 marzo 2020 evidenziava che “solo Coop Lombardia nell'ultima settimana ha segnato +90% rispetto alla stessa settimana del 2019 con 900 spese a domicilio al giorno di media” mentre Esselunga allungava i suoi tempi medi di consegna di una settimana ) e che tanti si arrabbiavano perché dicevano che il sistema "non funzionava".
Occupandomi di supportare le PMI nel passaggio al digitale ed a fidarsi dei dati, devo dire che questa immagine mi ha fatto davvero sorridere: non tanto perché non sia vera (anzi!) ma proprio per il fatto che in Italia tutto ciò di cui si è parlato negli ultimi cinque anni almeno ha subito un'accelerazione fortissima grazie a questo stato di "lockdown": ognuno chiuso e protetto a casa propria, ma che fortunatamente può continuare ad interagire col mondo esterno.
Ed abbiamo scoperto che le scuole primarie non erano pronte (ma guarda!), che tante zone al di fuori delle città hanno una pessima copertura di rete, quando addirittura inesistente, che riuscire a fare coesistere il lavoro da remoto (allo smartworking arriveremo, ma ci vorrà ancora un po' di tempo) con le lezioni dei figlioli, spesso organizzate dai figlioli stessi su piattaforme di gaming perché gli insegnanti non sapevano neppure che esistessero piattaforme atte alla funzione di "insegnare a distanza” (e-learning, anche questo merita discorso a parte).
Che fare la spesa on line per una single incallita mai a casa come me era un'abitudine consolidata e che i sistemi di prenotazione e di consegna delle grandi catene di distribuzione hanno dovuto reggere ad un urto notevole in circa 10 giorni ( un articolo della Redazione food del Sole 24 Ore in data 11 marzo 2020 evidenziava che “solo Coop Lombardia nell'ultima settimana ha segnato +90% rispetto alla stessa settimana del 2019 con 900 spese a domicilio al giorno di media” mentre Esselunga allungava i suoi tempi medi di consegna di una settimana ) e che tanti si arrabbiavano perché dicevano che il sistema "non funzionava".
Comprendere il sistema
Ho provato diverse volte, soprattutto con contatti sui Facebook ammetto, a far capire che il sistema era tarato per numeri notevolmente inferiori a quelli che si stavano realizzando giorno dopo giorno e che le persone "dentro" al sistema erano probabilmente sempre le stesse che c'erano prima, più pressate e sicuramente più stressate da un potenziale contagio che ancora non si sapeva come arginare, sempre sperando fossero tutte in sicurezza e dotate di adeguati DPI.
Devo dire che i tentativi non sono andati tutti a vuoto e qualcuno ha capito, ma per la maggior parte delle persone che si lamentavano della inefficienza del sistema non c'è stato verso di cambiare la modalità "lamento" ad "empatia" o quantomeno "comprensione" per una situazione davvero fuori dall'ordinario.
Devo dire che i tentativi non sono andati tutti a vuoto e qualcuno ha capito, ma per la maggior parte delle persone che si lamentavano della inefficienza del sistema non c'è stato verso di cambiare la modalità "lamento" ad "empatia" o quantomeno "comprensione" per una situazione davvero fuori dall'ordinario.
Volontà e capacità di cambiare e di adattarsi
Una enorme soddisfazione però l'ho avuta: quando durante una delle prime riunioni organizzate on line con la squadra con la quale sto seguendo l'implementazione di alcuni software, alcuni dei membri mi hanno pubblicamente ringraziato dicendo che trasferire il lavoro "a casa" sarebbe stato molto più complesso da gestire se solo fosse un accaduto un anno prima, proprio quando abbiamo cominciato a collaborare.
Questo episodio non certo per autoincensarmi, ma per confermare che possiamo avere tutti gli strumenti più avanzati ma se non riusciremo a preparare le persone, a formarle a non avere paura della tecnologia, ed a saperla utilizzare concretamente per i propri obiettivi (che coincidano con quelli aziendali, sperabilmente) non ci sarà via d’uscita.
Questo episodio non certo per autoincensarmi, ma per confermare che possiamo avere tutti gli strumenti più avanzati ma se non riusciremo a preparare le persone, a formarle a non avere paura della tecnologia, ed a saperla utilizzare concretamente per i propri obiettivi (che coincidano con quelli aziendali, sperabilmente) non ci sarà via d’uscita.
La possibilità di scegliere: onere ed onore
Tornando al libro, ho particolarmente apprezzato l’approccio di scelta che viene sempre fatto presente: abbiamo sempre la possibilità di scegliere l’approccio migliore per fare in modo che la tecnologia diventi uno strumento utile e non dannoso. Spesso mi fermo a pensare che se questa situazione di “cattività volontaria” fosse accaduta anche solo quindici anni fa, senza tutte le possibilità di rimanere in contatto virtuale con il mondo esterno tramite video call, social media e tutto quanto abbiamo ora a disposizione, tantissime persone, me inclusa, ne avrebbero sofferto molto di più.
Ero già convinta, ma mi sono resa conto ancora di più di quanto la nostra era sia quella che il Professor Luciano Floridi definisce “la società delle mangrovie” per spiegare il termine “onlife” dove il reale ed il virtuale si “(con)fondono”:
“Vivono in acqua salmastra, dove quella dei fiumi e quella del mare si incontrano. Un ambiente incomprensibile se lo si guarda con l’ottica dell’acqua dolce o dell’acqua salata. Onlife è questo: la nuova esistenza nella quale la barriera fra reale e virtuale è caduta, non c’è più differenza fra “online” e “offline”, ma c’è appunto una “onlife”: la nostra esistenza, che è ibrida come l’habitat delle mangrovie”.
Ero già convinta, ma mi sono resa conto ancora di più di quanto la nostra era sia quella che il Professor Luciano Floridi definisce “la società delle mangrovie” per spiegare il termine “onlife” dove il reale ed il virtuale si “(con)fondono”:
“Vivono in acqua salmastra, dove quella dei fiumi e quella del mare si incontrano. Un ambiente incomprensibile se lo si guarda con l’ottica dell’acqua dolce o dell’acqua salata. Onlife è questo: la nuova esistenza nella quale la barriera fra reale e virtuale è caduta, non c’è più differenza fra “online” e “offline”, ma c’è appunto una “onlife”: la nostra esistenza, che è ibrida come l’habitat delle mangrovie”.
Essere umani e robot
Ho sentito anche parlare di più umanità, di meno robot: ma proviamo a pensare se sulle linee ci fossero solo robot? Il rischio di contagio sarebbe quasi nullo, ad esempio. Ed oramai sappiamo bene che i robot hanno bisogno degli umani per funzionare e non certo il contrario.
Persone che ancora si scagliano contro la tecnologia e la digitalizzazione senza comprenderne fino in fondo le enormi potenzialità per poter migliorare la condizione dell’essere umano e, soprattutto, rimanendo seduti sul proprio divano attaccati ad un device che permette loro di comunicare col mondo esterno, con i propri cari, coi clienti, coi fornitori, con le banche e con tutto ciò che una volta si faceva solo “in presenza”.
Persone che ancora si scagliano contro la tecnologia e la digitalizzazione senza comprenderne fino in fondo le enormi potenzialità per poter migliorare la condizione dell’essere umano e, soprattutto, rimanendo seduti sul proprio divano attaccati ad un device che permette loro di comunicare col mondo esterno, con i propri cari, coi clienti, coi fornitori, con le banche e con tutto ciò che una volta si faceva solo “in presenza”.
Strumenti
Quando arrivò la radio sembrava strumentazione fantascientifica (mentre si sta ragionando sulla radiomedicina per farla diventare telemedicina in un futuro neanche troppo lontano, togliendo le persone che non hanno effettivamente bisogno di ricovero ma di solo monitoraggio racconta un bel servizio di Report di lunedì 13 aprile).
Più o meno tutti quelli della mia generazione ricordano la canzone “Video killed the radio star”: aveva ragione? Non credo: la radio è viva e vegeta e addirittura la possibilità delle web radio può farmi ascoltare trasmissioni che provengono dall’altra parte del globo.
Personalmente sono sempre stata un’entusiasta delle novità, soprattutto quando si parla di comunicazione e di mezzi per comunicare, quindi li vivo semplicemente come strumenti che, quando ben utilizzati sono utili e vantaggiosi, quando utilizzati male possono creare danni diretti o indiretti (le fake news, per fare un esempio).
Siamo noi che scegliamo come utilizzarli. Sempre.
Più o meno tutti quelli della mia generazione ricordano la canzone “Video killed the radio star”: aveva ragione? Non credo: la radio è viva e vegeta e addirittura la possibilità delle web radio può farmi ascoltare trasmissioni che provengono dall’altra parte del globo.
Personalmente sono sempre stata un’entusiasta delle novità, soprattutto quando si parla di comunicazione e di mezzi per comunicare, quindi li vivo semplicemente come strumenti che, quando ben utilizzati sono utili e vantaggiosi, quando utilizzati male possono creare danni diretti o indiretti (le fake news, per fare un esempio).
Siamo noi che scegliamo come utilizzarli. Sempre.
Possibili scenari futuri
Il futuro si presenta decisamente più complesso del passato, e come tutti i sistemi complessi, c’è necessità di visione d’insieme, di capacità di immaginare abbandonando i vecchi schemi mentali, di interagire con diverse discipline non ultima la capacità di empatia, nel senso di pensare nei panni dell’altro e tenere sempre bene a mente che abbiamo, e dobbiamo utilizzare, la nostra capacità di scelta.
Scelta di formarci, di studiare e di prepararci a scenari che nessuno sa o può prevedere.
Buon lavoro!
Scelta di formarci, di studiare e di prepararci a scenari che nessuno sa o può prevedere.
Buon lavoro!